domenica 3 luglio 2011

Mediterraneo in movimento


Gli avvenimenti degli ultimi mesi nel Mediterraneo ci hanno consegnato un’immagine sorprendente. Quella di una società civile impegnata nei Paesi islamici del Nord  Africa e del Medio Oriente fatta di moltissimi giovani, maschi e femmine, con il coraggio di scendere in strada a protestare contro governi non democratici. 
Difficile valutare la percentuale di vera mobilitazione di base rispetto ai maneggi di potentati religiosi o politici locali o esteri. Quello che però mi sembra incontestabile è che siamo di fronte a processi partecipativi, qualsiasi peso specifico o spinta etica e politica essi abbiano. Si tratta di processi di mobilitazione sociale aperta che fronteggiano le istituzioni, assumendosi i rischi anche fisici che questo comporta. 

Intanto nei Paesi occidentali più  colpiti dalla crisi indotta dal pesante debito pubblico e dalla speculazione finanziaria, altri giovani - e non solo giovani - scendono in piazza, qui certamente con un maggior grado di autonomia da centri di potere più o meno evidenti e utilizzando in modo ancora più intenso i social network e la comunicazione via web.
Si tratta dei cosiddetti “indignados” spagnoli, del movimento della protesta per la drammatica crisi economica in Grecia, dei movimenti dei precari in Italia. Ma ci sono anche forme di mobilitazione progettuali su temi politici di fondo come quelli dell’ultima tornata referendaria italiana quelli che si muovono per la difesa del territorio e dell'ambiente. Cosa c’è dentro questi movimenti ? Ci sono idee, progetti o solo rabbia ? C’è genuinità o manipolazione ? E le istituzioni dove sono ?  E la politica dei partiti ?

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