mercoledì 17 agosto 2011

La casta siciliana. Al peggio non c'è fine.

Obiettivamente i tagli alla politica nella manovra del governo nazionale sono stati marginali. Molto meno di ciò che che sarebbe necessario in questi tempi di povertà che si allarga, ma anche molto meno di ciò che sarebbe stato appena decente.
Eliminazione, forse, di un piccolo numero di Enti Provincie. Sarebbe stato meglio eliminarle del tutto.
Eliminazione di micro Comuni.
Richiesta alle Regioni di ridurre il numero di consiglieri, assessori, ridurre le indennità e le pensioni.
Marginali interventi sul sistema Camera e Senato e sui suoi privilegi.
Ovviamente i nostri deputati regionali e membri del governo regionale hanno cominciato a protestare per la difesa dell'Autonomia. Ma da Roma hanno già risposto in decreto: le Regioni che, nella loro rispettabile autonomia, non si adegueranno ai saldi previsti, non riceveranno soldi per la premialità prevista del decreto sul federalismo.
Per i nostri politici locali è quasi un suggerimento da cogliere al volo. Qualcuno magari pensa: "Garantiamo il saldo totale, limitiamo al massimo il taglio a noi e ribaltiamolo sui servizi e sugli investimenti in Regione. A Roma saranno contenti lo stesso e noi continuiamo a portare a casa la pagnotta."
E i siciliani ? E' molto semplice, hanno due scelte: o stanno in silenzio confidando che i propri rappresentanti all'ARS, superpagati più di chiunque altro in Europa, continuino a fare in nababbi mentre per le strade non c'è lavoro e molti cominciano a fare la fame, però facciano ancora cadere un po' di briciole di clientela in giro in Sicilia, per qualche "fortunato"; oppure stavolta si incazzano e si mobilitano per chiedere tagli veri, dimezzamento dei parlamentari regionali, adeguamento di indennità e rimborsi alle altre autonomie in Italia e in Europa. Così per cominciare. Per una precondizione etica. Poi si può parlare dei programmi e delle elezioni.
La storia siciliana mi farebbe propendere per la prima sconsolante ipotesi. Non so se la società civile siciliana possa ancora esprimere un modo diverso di fare rappresentanza, e la cosa del resto vale per gran parte dell'Italia. Ma non si può mai dire.

Merkel e Sarkozy. Berlusconi e Bossi. I politici e i politicuzzi.

Mentre il nostro governo è stato costretto dalla Banca Centrale Europea a programmare tagli che avrebbe dovuto fare 2 anni fa mentre Berlusconi diceva "tutto va bene, consumate e spendete !", stasera si è fatta la storia.
I presidenti di Francia e Germania hanno annunciato che gestiranno insieme le loro politiche economiche e che insieme spingeranno per un governo unico europeo dell'economia. Hanno detto che difenderanno l'Euro fino alla morte e che detteranno a tutti gli altri Paesi europei le condizioni per godere del loro appoggio. Insomma, per chi non lo avesse capito, sono loro che comandano e lo hanno detto chiaro a tutti quanti. Chi ci sta, alle loro condizioni, starà in Europa, chi non ci sta può andarsene.
Mi sembra chiaro ciò che sta accadendo: i mercati hanno capito che l'Italia è stata fatta fuori dai Paesi guida dell'Unione Europea e che presto partirà, anzi continuerà con più forza, l'operazione di acquisto dei pezzi migliori dell'economica italiana da parte di Francesi e Tedeschi. Le privatizzazioni delle partecipazioni statali sono lì pronte sul piatto di portata.
Poi sarà certificata la sudditanza politica dell'Italia ai diktat dei Paesi con il bilancio in equilibrio. Lo hanno detto chiaro anche Bossi e Berlusconi: abbiamo bisogno dei loro soldi, ci hanno salvato (per il momento, aggiungo io), dobbiamo fare ciò che vogliono loro. Ma che leader politico è uno che ha fino a ieri blaterato contro l'Unione Europea e oggi la ringrazia per l'aiuto e abbassa la testa. Questa non è Realpolitik, è solo miopia storica. Il politico di razza guarda lontano e anticipa gli eventi guidandoli; il politicuzzo si accoda agli eventi decisi dai più grandi e li subisce. Se i nostri leader di governo fossero stati VERI politici, avrebbero fatto una finanziaria VERAMENTE IMPONENTE, di vera riforma del sistema, puntando ai grandi patrimoni, ai grandi evasori e alla profonda revisione del sistema della clientela politica.
Può darsi che i crolli in Borsa si ripetano fra qualche mese e può darsi che l'ingerenza straniera nel governo italiano diventi ancora più forte.
E se le cose peggioreranno ancora, potremmo anche aspettarci inaspettate accelerazioni verso una Unione Europea politica, ovviamente guidata da chi governa ormai unilateralmente il sistema economico dell'Euro.
E nel frattempo la nostra politica discuterà ancora di Provincie forse da eliminare con gradualità, di come mantenere il numero di deputati e senatori, i loro stipendi e le altre prebende, di consiglieri regionali troppo pagati, mentre la gente comune non arriva a fine mese e i giovani si laureano e vanno via.
I nostri politicuzzi, forse, resteranno alla fine senza lavoro perché i politici europei li riformeranno dall'alto, ma nel frattempo noi saremo già morti ?

venerdì 22 luglio 2011

Sta nascendo sul serio l'Europa? Ma chi comanderà?

Ieri e oggi i mercati finanziari, e in particolare la "borsetta" di Milano, festeggiano. I veri padroni dell'Europa - Francia e Germania - hanno trovato l'accordo e hanno deciso non solo di dare altra liquidità alla Grecia, ma di creare di fatto un nuovo organo delle istituzioni europee: il fondo salva Stati, l'EFSF, acquisisce poteri finanziari così ampi da diventare di fatto forse lo snodo più importante della governance europea.


Il Fondo era nato "solo" per prestare denaro ai Paesi in difficoltà, con il denaro raccolto emettendo buoni garantiti dagli Stati membri. Da adesso acquisterà il debito dei Paesi in difficoltà sul mercato e potrà in tal modo manipolare esso stesso i mercati contrastando attivamente la speculazione. Potrà pure prestare denaro ai governi nazionali per rifinanziare le banche che ne avessero bisogno. Potrà farsi garante dei bond che le banche emettono per ottenere denaro. Anche se le banche saranno censurate dalle agenzie di rating, il Fondo potrà sostenerle direttamente.
E' nato un super attore finanziario sui mercati europei, ma a forte controllo politico. Le grandi centrali speculative e le agenzie di rating sono messe sull'avviso. E i mercati festeggiano.


Ma è d'obbligo una considerazione politica di prospettiva. Aspettiamo di vedere e leggere chi comanderà in questo nuovo super organo politico-finanziario, ma è naturale che le redini siano in mano a chi mette i soldi e che chi ha bisogno dei prestiti vada perdendo gradualmente sovranità rispetto alla guida dell'Unione Europea. Questo senza contare il potere di controllo sulle politiche finanziarie dei singoli Stati che questo organo avrà, nel momento in cui terrà gli stessi Stati sotto il suo ombrello protettivo. L'Italia, la Grecia, la Spagna, l'Irlanda, il Portogallo vedanno ridursi il loro peso politico in Europa, perché la loro finanza pubblica è in crisi.  
L'Europa si evolve verso qualcosa di più serio e solido e al tempo stesso politicamente si comincia a fare sul serio: chi ha in mano l'economia comincia a comandare sul serio in politica; chi ha bisogno del sostegno finanziario perde gradualmente sovranità.
E' un bene per l'Europa, è meno bene forse per l'Italia. Ma soprattutto è un dato di valutazione di risultato sulla nostra classe politica dell'era Euro. Fallimentare !


Immaginate cosa scriveranno i libri di storia fra cinquanta anni sull'evoluzione dei rapporti di forza in Unione Europea in questo periodo ...
Comunque, "pare", che Berlusconi sia arrivato in ritardo alla riunione: tanto per quel che contiamo noi ....

mercoledì 20 luglio 2011

Stipendi da dimezzare

Questa mattina su La Repubblica persino uno che non è un pericoloso rivoluzionario come Mario Pirani, lancia l'allarme rosso ai politici italiani, chiusi nel loro esilio mondo dorato di privilegi, mentre nel Paese si stringe la cinghia sempre più per far fronte alla crisi.
Rivolto non solo alla maggioranza, ma anche e soprattutto al PD, l'autore si pone la domanda che qui ci siamo posti a proposito di altre nazioni nel Mediterraneo che ribolle: fino a dove arriverà la mancata percezione della realtà, l'incapacità di conoscere e di capire passioni, sentimenti e pensieri dei popoli ?
Siamo dentro, e ci avviamo sempre più, a un periodo di sacrifici e di ricostruzione dell'Italia simile a quello del dopoguerra, per certi aspetti. Se, per citare sempre Pirani, ci fosse un Tribunale per i profitti del regime, chiamato a dire la parola fine sui colpevoli del disastro, chi colpirebbe ?
Non si tratta di "masaniellismo", piuttosto di individuare le responsabilità dei disastri dove esse sono. Se un'azienda è perennemente in deficit, fallisce nonostante le potenzialità di profitto che avrebbe, e i suoi azionisti sono continuamente chiamati a mettere le mani in tasca per aumentare il capitale e coprire le perdita, cosa fanno gli azionisti ? Certo non danno premi ai dirigenti. Forse li cacciano e li sostituiscono. 
O, visto che parliamo di politica e democrazia, forse tutti i politici a tutti i livelli e per tutte le funzioni di rappresentanza, dovrebbero ricostruire i legami con la società, dimezzandosi stipendi e privilegi da un giorno all'altro.
Sarebbe un fatto di morale e di solidarietà responsabile rispetto alla situazione dell'Italia che è chiamata a sacrifici già grandi, ma che più crudi saranno nei prossimi mesi. 
Morale, responsabilità, solidarietà: se non appartengono alla politica questi termini a chi dovrebbero appartenere ?
Esiste in Italia una cultura politica in grado di fare ciò ? Di ergersi a garante morale del Paese, con la forza di sacrificare i suoi stessi privilegi. E' capace la sinistra ? Sono capaci altri ? C'è troppa contiguità da parte di tutti ? Sarebbe molto pericoloso perché nella società si alza sempre più l'insofferenza verso il Sistema.
Ce la faranno i politici o anche in Italia si alzerà il Vento ? Ma attenzione, perché quando si alza il Vento Maestrale non si sa mai bene come può andare a finire ...
 Stipendi da dimezzare di Mario Pirani

domenica 3 luglio 2011

Mediterraneo in movimento


Gli avvenimenti degli ultimi mesi nel Mediterraneo ci hanno consegnato un’immagine sorprendente. Quella di una società civile impegnata nei Paesi islamici del Nord  Africa e del Medio Oriente fatta di moltissimi giovani, maschi e femmine, con il coraggio di scendere in strada a protestare contro governi non democratici. 
Difficile valutare la percentuale di vera mobilitazione di base rispetto ai maneggi di potentati religiosi o politici locali o esteri. Quello che però mi sembra incontestabile è che siamo di fronte a processi partecipativi, qualsiasi peso specifico o spinta etica e politica essi abbiano. Si tratta di processi di mobilitazione sociale aperta che fronteggiano le istituzioni, assumendosi i rischi anche fisici che questo comporta. 

Intanto nei Paesi occidentali più  colpiti dalla crisi indotta dal pesante debito pubblico e dalla speculazione finanziaria, altri giovani - e non solo giovani - scendono in piazza, qui certamente con un maggior grado di autonomia da centri di potere più o meno evidenti e utilizzando in modo ancora più intenso i social network e la comunicazione via web.
Si tratta dei cosiddetti “indignados” spagnoli, del movimento della protesta per la drammatica crisi economica in Grecia, dei movimenti dei precari in Italia. Ma ci sono anche forme di mobilitazione progettuali su temi politici di fondo come quelli dell’ultima tornata referendaria italiana quelli che si muovono per la difesa del territorio e dell'ambiente. Cosa c’è dentro questi movimenti ? Ci sono idee, progetti o solo rabbia ? C’è genuinità o manipolazione ? E le istituzioni dove sono ?  E la politica dei partiti ?

mercoledì 29 giugno 2011

15 polveriere pronte a esplodere nel Sud

Su Repubblica di oggi vengono presentati i dati di una ricerca IRES che individua almeno quindici polveriere sociali pronte a saltare in altrettante province d'Italia. Fra Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. si individuano gravi profili di tensioni economiche e sociali, che potrebbero esplodere in rivolte e scontri tra immigrati e italiani, con le prevedibili conseguenze sull'ordine pubblico che abbiamo sperimentato a Rosarno. Articolo di Repubblica
La pace sociale nelle città del Sud è per ora garantita da un flusso ancora presente di sostegno al precariato nelle pubbliche amministrazioni, mentre anche l'economica in nero, oltre a quella emersa, mostra la corda.
Ma cosa succederebbe se i tagli per salvare l'Italia da un ipotetico rischio di default tipo Grecia, dovessero portare a fermare le erogazioni alle centinaia di migliaia di precari al Sud ?

martedì 28 giugno 2011

Lezione di Storia Contemporanea all'Infedele

Ieri sera all'Infedele di Gad Lerner su LA7 lo scrittore siriano Khaled Khalifa ha dato una lezione di grande politica ai burattini italiani.
Ci ha ricordato che sull'altra sponda del Mediterraneo c'è gente comune che sta andando a morire e che lui per ottenere la libertà e la democrazia è disposto a sacrificare la libertà. Ci ha testimoniato del suo personale impegno, dell'offerta della sua vita, come quella di tanti altri connazionali, per una politica e uno Stato nuovi, per la nascita di democrazie in Medio Oriente e in Nord Africa.
Abbiamo capito chiaramente che dall'altra parte del mare si sta facendo la Storia, qualcosa che sarà ricordata come il 1789 della Rivoluzione francese con la nascita di una nuova classe dirigente e che cambierà radicalmente gli assetti geopolitici nel Mediterraneo.
La nostra politicuzza, tutta presa dai suoi bunga bunga e ce l'ho duro, non riesce proprio a vedere che sta nascendo un nuovo grande attore geopolitico a pochi chilometri dalla Sicilia che nel giro di pochi anni determinerà un riequilibrio dei flussi economici e culturali fra Nord e Sud Europa, portando forse alla fine ad un vantaggio di posizione e di sviluppo per l'Italia, quella meridionale e la Sicilia in particolare.
Pare però che, in Europa e oltre, qualcun altro se ne sia accorto e stia provando a metterci il cappello sopra...
Immaginate un Mediterraneo in cui da una parte c'è la potenza economica franco-teutonica e dall'altra parte quella di Paesi arabi moderati e democratici, ricchi di risorse e in fase di sviluppo, che necessitano di alleanze economiche e di un mercato di libero scambio.
Sempre ieri sera da Lerner abbiamo intravisto uno dei leader dei NO TAV che ha parlato della resistenza al progetto di alta velocità che continua, di gente che va a prendersi le botte in strada, ma di mollare il proprio territorio a un progetto inutile e dannoso non ne vuole sapere proprio. Dalla Val di Susa hanno salutato l'impegno siriano come quello di fratelli che stanno conducendo una lotta simile, ma molto più serie e pericolosa. Ma si è toccato con mano il senso di mobilitazione che, in forme diverse e a vari livelli, sta accomunando lo spazio comune del Mediterraneo.
Fin dalle Alpi, giù fino alle Piramidi il Vento si sta alzando.